sabato 28 aprile 2012

MARE (venerdì 21 marzo 2008)

Michele Alderighi, Foglia sul mare

Mare,
ti ho sempre temuto,
ti ho sempre tenuto lontano
e ora…
Ora che ho scoperto che mi piaci,
cosa fai?
Mi inghiottisci…
Mi uccidi…
C’è beffa più grande che venir uccisi da ciò che si ama?
E’ possibile diventare amici?
E’ troppo tardi?
Troppo presto?
L’acqua spinta dal passaggio di un branco di pesci neonati,
con la loro voglia di vita giocosa,
potrebbe aiutarmi a raggiungere la superficie…
Un gabbiano potrebbe tuffarsi per cercar cibo e,
nel tirar fuori la testa,
potrei rimanere impigliata nelle sue piume
e rimanervi attaccata finché non si asciugano
Potrei cadere su qualche spiaggia al riparo
Dopo un battito d’ali
E accolta nelle forti braccia del vento
venir scortata altrove, in un luogo nuovo
fatto di nuove scoperte, nuove insidie.
Proverei forse l’ebbrezza di esser schiacciata
Dalla ruota di un’auto, di una moto o bici
Dalle scarpe indaffarate dei passanti
Bagnata da pozzanghere sporche
O da piogge canine, o di ubriachi
Potrei provare l’ebbrezza di esser usata da un barbone
Per ravvivare il suo fuoco
Per imbottire le sue coperte di stracci e cartone.
Potrei anche esser notata da un bambino
Pulita, accarezzata e attaccata su un foglio
Colorata assieme ad altre come me.
Potrei esser presa da un merlo diligente
Che mi fa a pezzi per riempire il suo nido
Pronto ad accogliere la primavera nelle sue uova.
Oppure potrei continuare a volare senza sosta
Senza dimora.
Che beffa, neppure da morta
Posso sentirmi amata…

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