mercoledì 15 febbraio 2012

GABIMATRABAS


Come potrei iniziare un viaggio adesso? 
Eppure mi muovo, e se mi muovo, sto viaggiando.

Oggi la luce mi ha svegliata prendendomi tra le sue braccia. L’acqua mi ha lavato il sonno dagli occhi. Il vento mi ha coccolata e pettinata. Le piante mi hanno accuratamente vestita.

Tengo un parasole sulla mia testa perfettamente acconciata, che dondolo facendo ondeggiare i pettini tra le ciocche. Con l'altra mano, tengo un lembo del mio lungo vestito a strati, fermato da una spessa e lunga cintura. I miei piedi rigidi sugli zoccoli si muovono veloci a passi brevissimi.
Sono sempre più veloce e agile: le mie gambe si curvano e ruotano leggere, come una bicicletta. Prendo confidenza e man mano velocità. Alzo polvere, l'odore della benzina in me mi eccita, mi esalta.
Corro sempre di più, ho bisogno di scappare mentre le luci si riflettono su di me.
Il vento mi inebria mentre mi defilo a perdifiato sulle rotaie del mio cammino, e non mi curo più di niente e di nessuno: i passeri si spaventano al mio passaggio, i gatti si nascondono con le orecchie piegate prima che chiunque altro si accorga di me.
Devo accelerare, devo vincere questa sfida: far perdere le mie tracce, libera finalmente!
Ora un pendìo mi provoca, ed io non manco di giocare: mi lascio andare, non temo il precipizio, rido mentre mi preparo allo schianto...
E invece no! Nessun impatto se non con l'aria, che mi fa continuare questo viaggio.
Ora urlo di gioia: la rapidità mi fa abbracciare lo spazio fino all'orizzonte, più urlo e più accelero!
L'impatto col puro spazio aperto mi scioglie la veste, mi disfa l'acconciatura: il mio essere si espande attorno a me, che sto volando come un razzo sulla superficie dell'oceano. I miei capelli lunghissimi toccano le onde che mi attirano pesanti.
Plano sul pelo dell'acqua, man mano che m'impregno di vita salina, continuando la mia corsa, spinta dal vento.
Poco a poco mi calmo, il mio cuore non rischia più l'infarto e mi lascio portare dall'aria che gonfia le mie vesti e i miei capelli.
Sono comunque emozionata: non m'importa più di fuggire, anche se rimane di me uno strascico superficiale, che si disperde poco a poco.
Placida, mi fermo a guardare il sole che tramonta.
Mentre lo guardo, invidio la sua lentezza brillante e regolare: lo spettacolo è talmente perfetto che mi immedesimo in esso.
Con gli occhi gonfi di gratitudine, scendo giù assieme a quell’astro morente, e la mia visione diventa sempre più liquida.

Questa notte il buio mi ha accolta tra le sue braccia. L’acqua mi ha calmata e cullata.
Le onde mi hanno sciolto e pettinato i capelli e le alghe mi hanno coperta.

La mia discesa raggiunge l'oscurità dell'abisso.
Mentre i pesci mi fanno il solletico tra i capelli, sorrido guardando il gentile tondo sfocato della luna che inizia ora il suo viaggio.

domenica 12 febbraio 2012

Non so (mercoledì 16 aprile 2008)



Non so,
ho una melodia nelle orecchie
continua ad andare
come onde
mi fa sussurrare a bocca chiusa
mi fa prendere ogni pensiero
e renderlo immagine
ogni giorno, ogni momento
in cui sono da sola
cammino per andare a lavoro
per tornare a casa
un passo e poi un altro
mi ritrovo con una musica
che segue i miei passi
impigliata nelle mie scarpe
nella mia ombra che cammina
la mia testa dondola
con un ritmo che è dentro di me
salgo i ponti
un gradino dopo l’altro
mi immagino a camminare
in una notte buia
scendo il ponte e continuo a camminare
ecco le parole
seguono la musica
seguono i passi
guardo i passanti
osservo le loro espressioni
e la musica continua
sussurro la musica
sussurro le parole
che nascono nella mia testa
che provengono dal mio corpo
respiro il sole, le onde nel canale
i gabbiani che urlano e volano
i bambini vanno o tornano da scuola
bambini che sorridono
bambini che piangono
anche io sorrido e piango
con loro
cammino ancora
ho una destinazione
ma la canzone mi dice che andrà avanti
un passo dopo l’altro
così anche lei continua
dentro di me,
impigliata nei miei piedi
nei miei capelli
nelle dita che sentono l’aria
nelle ciglia che vedono la primavera
in ogni mia azione
in ogni cosa che osservo
le persone che mangiano ai tavolini
dei ristoranti al sole
stranieri che parlano discorsi incomprensibili
genitori con bambini
studenti del liceo che camminano insieme
parole che continuano
attorno a me
come passi
come onde
sorrisi, sguardi, azioni
tutto si riflette attorno a me
mille specchi
mille soli
mille fuochi
mille suoni
mille musiche

Ti ho sognato stanotte



Ti ho sognato stanotte.
Sognavo che mi avvicinavo a te, con grande desiderio e speranza, ero sicura che avrei trovato quello che cercavo, quello che sempre mi hai dato.
Ti ho preso il viso tra le mani e mi sono avvicinata al tuo orecchio e ti ho detto: Per favore, fammi male.
Mi hai guardata, hai sorriso, con un'espressione di un padre che si preoccupa per la figlia e le sta per comprare un regalo per farle andar via la tristezza, e hai detto: Sì, ci penso io. Ma ricordati, io sono l'unico che sa farti male veramente, solo di me ti puoi fidare.
Continuando a fissarti, la felicità era talmente forte che ho iniziato a piangere ad occhi spalancati.
Piangevo, mi scoppiava il cuore mentre mi mettevi le manette.
Ti ero infinitamente grata mentre mi attaccavi ad un chiodo a braccia in su, completamente immobilizzata.
Lacrime calde e grosse mentre iniziavi il tuo gesto d'amore privo di contatto: ad ogni frase che mi dicevi sottovoce, una lacrima.
La tua espressione cambiata in sarcasmo, le tue frasi taglienti mi squartavano dentro.
E' vero, solo di te mi posso fidare.

Inchiostro

© Half--the--Fun

Scrivo con una penna ad inchiostro.
Le parole scivolano sulla superficie del foglio,
escono dalla mente e dal cuore come da una sorgente infinita
si trasformano in forme dalle curve morbide come anse
ed in righe dritte e feroci come dighe e alberi caduti.
L'acqua scorre densa di vita, di pensieri, di parole e di sentimenti,
ora placida e gentilmente affettuosa, amante,
ora impetuosa e dirompente, assassina.

Questo fiume è solo mio, è la mia solitudine, è il mio monologo.
Nessuno commenta, nessuno consiglia e conforta.
Solo io e me stessa, la mia acqua dolce che diventa mare di golfo e poi oceano.
Da anni avevo perso la via per questo corso d'acqua.
Ma ora che l'ho ritrovato, temo di riperderlo o di perdermi in esso.
Il tempo a specchiarmi da questa canoa leggera pare infinito.

Mi osservo, io e la mia gemella parliamo senza voce.
E' strano confrontarmi con me stessa,
sembra di essere in un altro mondo, un pianeta a parte:
regna il silenzio, solo l'acqua parla con un infrangersi di mille echi
Se provo ad emettere parole, esce solo musica con forte riverbero
E la mia gemella mi osserva sorridendo.

Ho paura di lei, e lei lo capisce.
Ci guardiamo tristi e sospettose,
allunghiamo la mano ma fra di noi l'acqua riempie i nostri occhi
Non posso toccare con mano me stessa
Osservo il cielo riflesso sull'acqua con le sue nuvole e colori
Capiamo che siamo distanti, in realtà
Due mondi distinti e incollegabili se non da quest'acqua.
Il fango, le foglie ed i pesci rompono l'immagine riflessa a tratti
L'evidenza della lontananza è anche nel sogno.

Mi ritrovo a fissare questo lungo corso di liquide parole scritte
Gli occhi spalancati in una visione irreale
Me ne distacco, faccio altro, un the, della musica...
Questo rapporto con me stessa è faticoso, non riesco a sopportarlo a lungo.
Me ne dimentico, appoggio la tazza sul foglio, una canoa allagata sul fiume.
Appena bevo ancora il the, vedo la chiazza tonda sulle mie parole...
Si è formato un sole infuocato sul mio fiume, un cerchio di foglie su una foresta di parole.
Mi ipnotizzo ancora a guardare questo fiume e me stessa riflessa,
il mio monologo mi guarda, la mia solitudine è la mia stessa compagnia.
Nulla mi distrae, mi concentro e penso.
Non riesco più a scrivere, la mia gemella mi fissa e ci capiamo
Vorremmo non essere così lontane, così sole, così incapaci di comunicare direttamente
Ci prendiamo per mano nell'acqua, lungo le morbide onde della canoa
La scia del mio percorso e lei che mi segue
Siamo sempre soli in questo mondo, in noi stessi...
La mano liquida mi stringe in risposta alla mia
I nostri sguardi diventano liquidi e beviamo l'uno quello dell'altra
Goccia dopo goccia
Ben presto arriva un acquazzone che cancella poco alla volta la me d'acqua
Addio, a presto, addio mia unica comprensione

Mi sveglio da quel sogno, scoprendo di essermi addormentata sulle mie parole
La piccola radura di foglie coperta da un sole di fuoco
Ora aveva anche un lago, una nuvola, un ghiacciaio, una montagna
Le mie lacrime avevano dato forma alle mie parole
La mia me riflessa era là a guardarmi.


L'abbraccio



12 febbraio 2012

Quando le ombre della giornata
tagliano il mio fragile umano cuore,
prendo coraggio solo 
nel tuo abbraccio.
Non puoi avvicinarti?
Il tuo sorriso e il tuo sguardo 
sono l'abbraccio.
Non puoi raggiungermi?
Le tue parole 
sono l'abbraccio.
Non sai cosa dire?
I tuoi gesti 
sono l'abbraccio.
Devi fare altro?
Le parole che usi per dirmi che mi vuoi bene 
sono l'abbraccio.
Non mi vuoi bene?
I pensieri di te 
sono l'abbraccio.
Perché tu sei in me.
Perché io sono te.