domenica 29 gennaio 2012

Ritratti della "senzatettitudine"

"Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior." 
(Via del Campo - F. De Andrè)
©Lydia Bailey in Portraits of Homelessness

Mi hanno sempre colpito i senzatetto. E ora più che mai.
In questa Italia malata, pregna di raccomandazioni anti-meritocratiche.
In questo Nordest, invischiato nel perbenismo borghese.
Posso avere le mani sporche da laureata?
Posso essere senza casa, dopo un master?
I miei capelli spettinati, le mie scarpe usate, i miei vestiti sempre uguali, mi rendono ancora essere umano?
Dietro i giorni di sporco, dietro la malattia, dietro il dolore, c'è ancora un essere umano. Che uomo è?
Gli parlereste mai? Gli chiedereste come sta? E magari non lo fate perché avete paura che lui abbia bisogno di qualcosa che voi potete dargli senza problemi?
Mi sono sempre chiesta perché un senza tetto da così tanto fastidio a un borghese (chi ha un lavoro e vive per esso). Ora forse l'ho capito.
La differenza sta nel fatto che il borghese segue la filosofia del "guarda, passa e più non dimandare".
Ma non potrà mai ignorare l'inferno, e se lo porterà dentro.
Il senzatetto invece è un re nel suo regno: di chi lo ignora, si dimentica immediatamente e non se ne ricorderà mai. Anche perché non è paradiso, ciò che lo ha ignorato.