domenica 30 novembre 2008

A Venezia in un condominio

 













A Venezia in un condominio
c'è un piccolo appartamento.
Nella notte di vento e pioggia
c'è qualcuno che non dorme
Nella cucina con la luce accesa
c'è un pentolino d'acqua che bolle
Nella camera sul letto
ci sono nuvole che si addensano
Nella testa che resta sveglia
ci sono pensieri che attendono la pioggia
Nel quaderno dei ruscelli d'inchiostro
ci sono frasi che si specchiano
Nei capelli di una treccia
c'è un labirinto senza uscita
Nei vestiti messi storti
ci sono gambe che si accavallano
Negli occhi che leggono
c'è una penna che scrive
Nella doccia calda e profumata
ci sono lacrime che diluiscono il sapone
Nella mano tra le dita
ci sono orecchie che ascoltano il vento e la pioggia
Sul cuscino di una sedia
c'è un gatto che dorme sonni innocenti
Tra le lacrime delle ciglia
ci sono dolori ingenui che escono
Nella fame delle 2 di notte
ci sono i singhiozzi dell'abbandono

sabato 29 novembre 2008

29 novembre 2008

Brucia un fuoco
In una grotta
In una sera di pioggia
In una sera di vento

Bruciano le foglie
Spinte dal vento
Spinte nel fuoco

Brucia l’acqua
Scesa dalle foglie
Scesa dal cielo
Scesa dalle rocce

Bruciano gli occhi
A causa del fumo
A causa del vento
A causa della pioggia

sabato 13 settembre 2008

PIOVE DI SABATO

E’ molto tardi e piove ancora alle ore 13. Uno di quei tempacci che non si vedono spesso e che ti fan pensare che sei fortunata a stare a casa, meglio ancora a letto.
Un paio di fulmini scoppiano vicino alla mia finestra ed il vento soffia fortissimo, ululando.
Non ho voglia di alzarmi ma so che mi farebbe bene dopo la nottata che ho passato a cazzeggiare in giro per Venezia.
Temporeggiando come sempre a letto, mi accorgo che sono sola in casa: ricordo che qualcuno mi ha parlato mentre dormivo ed io ho risposto con delle frasi ed un saluto.
Mi sono accorta che non avevo lenzuola, e l’unica cosa che mi copriva era un asciugamano.
Che bello quando da piccola andavo a dormire appena lavata, in pigiama nelle lenzuola profumate…

Mentre il tempo urla e piange squarciando i miei pensieri assonnati, immagino di essere un gatto fuori, rannicchiato, fradicio e tremante sotto un pergolato o addosso ad un muro, con la fame della strada da tener buona cercando di non muovermi per non sprecare le mie già deboli energie.
Ringrazio il cielo per aver trovato quel angolo più riparato dalla pioggia, tra le mura rosa del mio letto senza coperte, anche se mi sento zuppa e respiro a fatica per il vento che mi batte sulla faccia.
Ho fame e penso che ieri la mia caccia non ha prodotto risultati, e mi rannicchio di più nel letto, per schiacciare il mio stomaco vuoto che brontola.
Cosa mi manca? Vorrei una di quelle carezze che do ai gatti mentre dormono, quelle che pettinano il pelo e grattano la testa e la schiena, esser presa in braccio mentre dormo facendo le fusa.
Ritorno a pensare a M, quando stavamo insieme, ci svegliavamo a letto, ci abbracciavamo e poi si finiva sempre a far sesso al posto della colazione, perché passavamo là la mattina e poi era già ora di pranzo, e la pasta col telegiornale è la morte sua…
Ecco, oggi sarebbe stato il nostro anniversario.
Penso che l’unica cosa che potrebbe tirarmi un po’ su è un orgasmo, ma niente, non ne ho affatto voglia quando penso all’affetto che mi manca.
Mi è sempre stato insegnato a diffidare degli uomini, sempre: “vogliono solo quello, sono degli animali”, “tradiscono e fan finta di niente”, “ci provano con te e hanno la fidanzata o moglie e figli”.
Diciamo che i fatti mi hanno provato che è stato quasi sempre vero.
E’ proprio vero che è meglio star sola.
Ma l’ascolto e l’abbraccio di cui ho bisogno, quelli di una persona vicina, non ci sono, né ci sono mai stati, se non a tratti brevissimi come un battito di ciglia.

martedì 29 luglio 2008

Barcellona estate 2008

Nell'estate del 2008 una mia giovanissima concittadina, Federica Squarise, è scomparsa in Costa Brava: il suo corpo è stato trovato giorni avanti, sotto un cespuglio, uccisa da uno spasimante che aveva rifiutato. Non conoscevo Federica, ma questa notizia, non so spiegare il perché, mi ha fatta immedesimare in maniera fortissima e mi ha fatto sentire piccola come una bambina.



Questo letto di foglie
culla il mio sonno
nn ho altre voglie
se non questo sonno.
L'erba mi accarezza,
l'albero mi nasconde,
respiro questa brezza,
la mente si confonde.
Nessuno mi trova,
sto infine al sicuro
con ogni mia prova,
un brillante duro
sul dente e le stelle
nelle mie orecchie
raccontano storie
che i grilli cantano.
E le mie piccole memorie
da sè si raccontano,
sottovoce mitiche storie,
né fatica né parole.
Lascio la mia terra
sul letto che duole.
Uno schiaffo sferra
al cuore di mia madre,
stringe il mio petto,
trapassa mio padre.
Ironia dell'ultimo letto,
sorrido nel mio sogno
dove per sempre rimango.
D'affetto e sorrisi ho bisogno,
non di lacrime e fango.